... OSCAR LUIGI SCALFARO
La vita politica ci fece conoscere e i comuni ideali, le comuni battaglie tradussero facilmente, naturalmente la conoscenza in amicizia. Ruffino era professionista di grande serietà, di profonda preparazione e di intensa esperienza. Ma equalmente profonda era la sua cultura religiosa; e questo, purtroppo, capita raramente anche tra cattolici. Troppo di frequente a una buona preparazione culturale-professionale, non si accompagna una pari preparazione culturale-religiosa. La duplice cultura, anzi più esattamente, questa sua completa cultura era la evidente base del suo affrontare l’impegno politico e quello Parlamentare. Non era mai improvvisatore, ma nel discutere, nel parlare, nel discorso politico, anche elettorale, dominava l’assoluta serietà, la conoscenza dei problemi. Il suo rapporto con la gente, con gli elettori era tanto umano, paziente, attento ai vari problemi, capace di vera partecipazione alle ansie, alle sofferenze, alle attese di ciascuno. La sua esperienza, ne parlava di frequente, maturata nell’amministrare il suo Paese, lo aveva particolarmente preparato al dialogo, alla comprensione tanto ricca di umanità. Il ricordo del Sen. Ruffino è vivo in me, né il tempo lo attenua. Ci siamo voluti bene, semplicemente, profondamente; quell’affetto che non teme il tempo, che è prova di un grande denominatore comune che unisce in modo consolante la vita propria all’altrui. Perché ciò che rendeva forte e luminosa la presenza di Ruffino, ciò che non lo faceva dimenticare, era la vitalità, la freschezza, la trasparenza della sua anima. E’ stato un cristiano vero, senza ostentazioni, senza formalismi, tutta sostanza. La vita privata in assonanza con la vita pubblica; la sua spiritualità molto intensa e riservata. La sua vita risentì di questa armonia tra il cristianesimo intimo, vissuto, alimentato di preghiera e di grazia, e il suo impegno nella famiglia, nella professione, nel servizio alla Comunità. Nel ricordarLo mi sento nell’animo il canto della riconoscenza e la spinta del suo bellissimo esempio. Per Voi, Figli, l’impegno è grande ma è anche affascinante: che si veda in ciascuno di Voi, il suo segno di fede e di amore. Con devozione.
Roma, 12 novembre 1998 Il Presidente della Repubblica on. Oscar Luigi Scalfaro
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... NICOLA MANCINO
Ricordare Giancarlo Ruffino significa, per me, riandare con la memoria a diversi momenti della attività parlamentare svolta insieme, fra gli altri, ad un amico in cui l’uomo e il politico - e non sempre capita - presentavano lo stesso volto. Eletti entrambi per la prima volta al Senato nel 1976, fummo chiamati a far parte della Commissione Affari Costituzionali. Era fervido e appassionante, il dibattito sul ruolo delle Regioni e sulle nuove forme istituzionali sub-regionali. Con le prime discussioni, ebbi modo di conoscere meglio Giancarlo Ruffino, il suo carattere aperto e franco, la sua capacità di analisi, la sua competenza, la sua passione civile. Di questi e di altre doti caratteristiche Giancarlo Ruffino avrebbe dato numerose prove. Ma erano anche gli anni del terrorismo, quelli in cui l’ordine democratico e la sicurezza dei cittadini erano in pericolo. Come presentatore e come relatore di numerosi ed importanti disegni di legge, fu sempre estremamente attento alle questioni fondamentali del nostro ordinamento: e, spesso, nei dibattiti sottolineava i rischi di innovazioni legislative che giudicava non sempre idonee a contrastare i fenomeni criminali o le spinte più eversive della convivenza civile. Non trascurava la cura dei problemi di molte categorie, non solo di quella di appartenenza, gli avvocati, ma anche e soprattutto di quelle, per ragioni varie - erano gli anni di piombo - più esposte alle difficoltà, come i magistrati e le forze di polizia; o, per altro, verso, i pensionati. Era anche molto sensibile ai problemi dei giovani : tra le diverse sue proposte ricordo che fu primo firmatario del disegno di legge per l’uso obbligatorio del casco per i guidatori di moto e motorini. Nelle Commissioni di cui via via fece parte a Palazzo Madama - Giustizia, Lavori Pubblici, Finanze e Tesoro, Vigilanza sui servizi radiotelevisivi, Commissione per i procedimenti di accusa, e della Giunta per le immunità parlamentari - egli si fece apprezzare per preparazione e per equilibrio. Nel frattempo, il nostro rapporto di conoscenza si irrobustiva, grazie ai continui scambi di opinione e al comune lavoro politico anche all’interno del Direttivo del Gruppo parlamentare, che io fui chiamato a presiedere e di cui Giancarlo Ruffino divenne segretario. La collocazione in aree diverse della vita del partito non fui mai di ostacolo alla creazione di un saldo rapporto di amicizia, fondato sulla stima e sul rispetto reciproci, suggellato anche da una mia visita nella sua Savona. Mi fa piacere poter ricordare di essere stato io a segnalare al Presidente del Consiglio Andreotti, Giancarlo Ruffino, per l’incarico di Sottosegretario, non solo come riconoscimento della positiva attività politica e parlamentare da lui svolta, ma anche come atto di fiducia personale nei suoi confronti. Da ultimo, ma non per ultimo, un cenno al suo profondo legame con il mondo degli affetti familiari : la visibile soddisfazione, anzi l’orgoglio con cui presentava i suoi figli agli amici erano il segno di un grande affetto concretamente testimoniato. Vorrei concludere così : Giancarlo Ruffino - da padre di famiglia, da cittadino, da parlamentare - ha testimoniato grande serietà di impegno civile e una profonda fiducia, mai smentita, nelle virtù del confronto e del dialogo come base della convivenza sociale.
Roma, dicembre 1998 Il Presidente del Senato della Repubblica sen. Nicola Mancino
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... GIULIO ANDREOTTI
Di Giancarlo Ruffino ho un ricordo vivo e pieno di ammirazione. Era esemplare nell’assolvimento del suo impegno politico, sia in Senato che come Sottosegretario all’Interno. Difese sempre con coraggio le cause in cui credeva : dalla libertà di antenna contro il monopolio alla rivendicazione della tradizione religiosa dell’Italia contestata da chi vedeva male il Crocifisso nelle aule scolastiche ; dalla difesa della serietà del Parlamento “inquirente” (in polemica contro un giudice politicizzato) ad una splendida esposizione delle tesi italiane sulla prevenzione del crimine e sul trattamento degli autori dei reati, tolte al convegno dell’ONU a L’Avana nel 1990. Sono solo tre piccole “memorie” della carriera politica di Giancarlo. Ma un cenno voglio fare anche ai suoi articoli su “Il Letimbro”, di cui mi inviava gli estratti. Ne era fiero. Sono lieto che lo si commemori adeguatamente. Lo merita e può ancora fare del bene.
Roma, 19 novembre 1998 Giulio Andreotti Senatore della Repubblica a vita ex Presidente del Consiglio dei Ministri
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... PAOLO EMILIO TAVIANI
ANNI SETTANTA E OTTANTA
In quella stagione si attenuava e distraeva l’attenzione popolare dai rapporti internazionali europei e atlantici. Giancarlo Ruffino continuò a mantenerli come punto di riferimento primario e decisivo per le scelte della politica italiana, a livello parlamentare e nella base elettorale. In quella stagione gli ideali andavano sempre più stemperandosi in pregiudizi e inquinamenti d’interessi poco trasparenti. Giancarlo Ruffino tenne inalterata una linea di equilibrio pragmatico al fine del bene comune. In quella stagione dubbi, personalismi, astrattezze, si insinuavano nei partiti e nelle correnti. Giancarlo Ruffino fu sempre concreto, rapido, incisivo, deciso. Quella stagione già prefigurava il frazionamento regionale, provinciale e municipale. Giancarlo Ruffino riuscì a contemperare gli interessi locali del Savonese, della Liguria e della Patria Nazionale. Queste quattro ragioni mi inducono a definire Giancarlo Ruffino politico intelligente, avveduto, efficiente: ci è mancato troppo presto e ancor oggi ne sentiamo la mancanza.
Roma, 16 novembre 1998 Paolo Emilio Taviani Senatore della Repubblica a vita ex Ministro degli Interni
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...GIULIANO VASSALLI (1)
Cari Figli di Giancarlo Ruffino, chi vi scrive è stato professore di Vostro Padre all’Università di Genova negli ultimi anni quaranta e forse nei primi anni cinquanta ed ha avuto poi la gioia di ritrovarlo collega nel Senato della Repubblica dal 1983 al 1987 e di collaborare con lui in impegnative iniziative di Governo nei tre anni successivi. Ogni volta che ci rivedevamo era un grande piacere reciproco; ed io ho sempre ammirato in lui la straordinaria lealtà, l’intelligenza, la preparazione, la bontà, non disgiunte da un autentico intuito politico e da un grande impegno politico e morale : le due cose in qualcuno non si disgiungono. Di ritorno dagli Stati Uniti dove sono stato a trovare un mio figlio che è medico laggiù, ho appreso la tragedia del giorno dell’Epifania. E non so che altro scrivervi se non il mio profondo dolore per una perdita per tutti voi certamente atroce ed il mio augurio più fervido per la vostra cara Mamma. Potete andare orgogliosi di avere avuto un tale Papà: e so che la sua figura giovanile e cordiale rimarrà sempre fra Voi. Con immenso rimpianto e grande partecipazione, credetemi Vostro affettuoso
Roma, 15 gennaio 1994 Giuliano Vassalli
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... GIULIANO VASSALLI (2)
Giancarlo Ruffino fu tra i miei studenti di Genova, nella cui facoltà di giurisprudenza ho insegnato senza interruzione dal 1945 al 1956 due materie fondamentali, il diritto penale e la procedura penale. Tenevo le mie lezioni rispettivamente dalle 10 alle 11 e dalle 11 alle 12 e penso che Ruffino, che veniva da Savona, le abbia frequentate. Di lui serbavo una memoria vaga, ma certamente quella di uno studente molto intelligente e dotato, quando egli mi ricordò questi incontri nel 1983 in Senato, dove io, vecchio professore ormai vicino al “fuori ruolo”, ero stato eletto in un collegio del Lazio, mentre egli del Senato già aveva fatto parte dal 1976, eletto in quel collegio della sua Savona, che avrebbe poi tanto degnamente rappresentato, oltre che nella nona legislatura, in tutte le successive. Nel 1983 ci trovammo insieme nella Commissione giustizia, io come Presidente, lui come segretario: brillantissimo, attivo, instancabile, ottimista e spiritoso, ma soprattutto competente in ogni ramo di spettanza di quella Commissione. Era anche membro della Commissione per i procedimenti d’accusa e della Giunta per le elezioni e le immunità. Il lavoro in Parlamento non gli mancava davvero, ma so che trovava sempre il tempo necessario per il suo partito, per il suo collegio elettorale e per la sua bella famiglia tanto amata. Colpivano l’osservatore la prontezza, la semplicità, la freschezza con cui egli si sobbarcava agli incarichi e li svolgeva. E la sua naturale simpatia. Furono anni di lavoro fecondo, nell’interesse degli italiani. Dopo il 1987 ci ritrovammo in diversi ruoli, ma molto vicini : io Ministro della Giustizia ed egli Sottosegretario di Stato all’Interno. La frequentazione divenne quotidiana perché vi erano molti provvedimenti legislativi comuni ai due ministeri (basterebbe pensare ai tanti disegni di legge per contrastare la mafia e le altre forme di criminalità organizzata), con capitoli di una stessa legge predisposti, alcuni, dal ministero dell’interno ed altri da quello della giustizia. Ci trovavamo quasi sempre uno a fianco dell’altro perché io ero solito andare di persona sia alla Camera che al Senato, mentre il Ministro dell’Interno, per i provvedimenti legati alle materie di giustizia, si faceva rappresentare da Giancarlo Ruffino. Il ricordo che conservo di quegli anni di stretta collaborazione sono tra i più cari della mia vita. Con Ruffino era facile intendersi, anche se si apparteneva a partiti diversi; la sua intelligenza, la sua prontezza nell’affrontare situazioni difficili, la sua capacità di valutazione erano molto alte. Da cinque anni, per un tragico incidente, egli non è più. Anche in me, suo antico professore negli anni costruttivi della Liguria del dopoguerra e suo ammiratore nel ricordato impegno parlamentare e di governo, nel dolore e nel rimpianto rimane viva e presente ogni giorno la sua figura di uomo forte, generoso e buono.
Roma, 9 novembre 1998 Giuliano Vassalli V. Presidente Corte Costituzionale ex Ministro di Grazia e Giustizia
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... CARLO RUSSO
Ad un anno dalla morte, un periodo breve di tempo, anche se denso di avvenimenti che hanno sconvolto la scena politica del nostro Paese, il ricordo di Giancarlo Ruffino e il dolore per la sua scomparsa rimangono vivi, come nel momento del tragico incidente in cui perse la vita. Lo avevo incontrato per l’ultima volta tre giorni prima, al funerale di Giannantonio Ferro: ci scambiammo poche parole, il rimpianto per il carissimo amico, la preoccupazione per il difficile momento, il proposito di incontrarci al mio ritorno da Strasburgo. Poi, nella notte dell’Epifania, la telefonata di mia moglie con la tremenda notizia. Lo ricordo oggi come nella lunga veglia di allora nel silenzio dell’albergo francese. Una esistenza, la Sua, troppo presto stroncata, contraddistinta da forte passione civica, da coerente impegno, da grande capacità di operare per la cosa pubblica. Sindaco giovanissimo di Millesimo, Consigliere ed Assessore nell’Amministrazione provinciale di Savona, presidente del gruppo democristiano nel Consiglio Regionale Ligure, Senatore della Repubblica, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, dimostrò in ognuna di queste attività eccezionale laboriosità, esemplare serietà, scrupolosa attenzione ai problemi della gente comune, soprattutto dei più deboli ed indifesi. Nel nostro lungo, comune impegno politico (lo incontrai la prima volta quando militava nei gruppi giovanili della D.C.) non fummo sempre d’accordo, ma questo non incise sui nostri rapporti personali. Riconobbi sempre in Lui coerenza e fedeltà alle scelte di campo degli anni giovanili. Per la Sua capacità di dialogo e la grande disponibilità seppe essere autorevole interprete delle popolazioni da Lui rappresentate, dapprima quelle della “Sua” Valbormida ; poi della Provincia di Savona e di tutta la Liguria che gli confermarono in tante prove elettorali la loro fiducia. Rimane vivo il ricordo delle battaglie da Lui combattute con tenace fermezza per la difesa dei posti di lavoro nella crisi dell’industria, per rendere giustizia alle popolazioni di montagna, troppo a lungo dimenticate, per richiedere indispensabili opere pubbliche, prime tra tutte quella autostrada Savona - Torino della quale tante volte aveva sottolineato la pericolosità, richiedendone il completamento, e sulla quale, tragica ironia della sorte, doveva trovare la morte. Cattolico esemplare fin da quando ragazzo militò nell’Azione Cattolica, non confuse mai, fedele all’insegnamento sturziano, l’attività pubblica con la pratica religiosa. Con la stessa serietà con la quale operò in politica, Giancarlo Ruffino agì nell’esercizio professionale al quale dedicò, fino all’ultimo istante di vita, ogni momento libero, portando la toga con lo stesso entusiasmo di quando l’aveva indossata - per la prima volta - giovane procuratore. Non mancarono nella Sua vita amarezze e delusioni, come non mancano mai soprattutto per chi è impegnato nella vita pubblica, ma Egli trovò in ogni circostanza sostegno, conforto e forza negli amici, che ebbe numerosi e fedeli, e, soprattutto, nella famiglia, nella moglie e nei figli, ai quali fu sempre legatissimo e che oggi ne custodiscono la memoria e ne continuano l’opera. A loro siamo vicini nel commosso ricordo.
Savona, 6 gennaio 1995 On. Carlo Russo Giudice della Corte Europea a Strasburgo ex Ministro della Repubblica
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... ALFREDO BIONDI
RICORDO DI UN AMICO
Incontrai Giancarlo, quasi per caso, una mattina fredda di novembre alla fine degli anni ’60, presso la Pretura di Cairo Montenotte. Avevo una causa abbastanza grave di lesioni colpose. Aspettavo il mio turno e lo ascoltai discutere. Molto pacatamente quanto incisivamente. Mi complimentai con lui e, da quel giorno, per motivi professionali, successivi a quell’incontro, e poi per la nostra diversa militanza politica ma, anche per amicizie savonesi comuni, diventammo amici. Le nostre frequentazioni e l’ambiente socio - economico - culturale comune ci potevano vedere avversari ma anche concorrenti, ma ciò non avvenne mai e non incise suo nostri rapporti. Quando penso alle risse ed al falso buonismo, (anche più vergognoso), che contraddistingue la politica di oggi, la nostra vicenda elettorale mi pare quasi irreale. Militò dalla VII alla XI legislatura nel gruppo parlamentare della D.C. ed ebbe delicati incarichi parlamentari e di governo, ma non faceva pesare mai il suo ruolo con nessuno. Una volta mi disse : “mi piacerebbe che tu la pensassi come me” e poi aggiunse : “ma, in fondo, anch’io la penso come te su molte cose” !. Aveva un modo, discreto ma fermo, nell’esprimere la propria opinione e non amava la captatio benevolentiae. Era molto religioso ma non bigotto, e questo gli consentiva di affrontare polemiche, anche aspre, senza quella punta di integralismo che accompagna molto spesso, purtroppo, i cattolici in politica. Non lasciò mai (come me), se non per motivi di incompatibilità con le funzioni di governo, l’attività professionale di avvocato. Bravo nel penale e nel civile come succede a chi esercita la professione forense nelle città meno grandi. Molto scrupoloso, era però anche assai abile nella impostazione della difesa nel processo. La sua apparente mitezza nascondeva invece una sostanziale intransigenza. Lo incontrai in Pretura a Cairo Montenotte la prima volta, l’ho lasciato in Cassazione, l’ultima volta, poco prima che se ne andasse in un tragico incidente tra la neve e la nebbia nel Piemonte. Era stato associato, in Cassazione, come difensore di Parte Civile nel processo Guerinoni di Cairo Montenotte. Lo ricordo nell’aula della I Sezione Penale : era mio avversario e c’erano ad ascoltarlo anche i suoi magnifici figlioli. Quando finii di parlare, lui avversario, mi si avvicinò e mi disse care e non dimenticate parole di apprezzamento. Aveva capito che la Corte non avrebbe accolto le mie tesi e volle consolarmi, in anticipo, perché mi voleva bene. Lui, così diverso per carattere da me, ma così uguale nel cogliere valori e sentimenti che sapeva comuni e condivisi. Amava sua moglie, adorava i suoi figli, era caro e leale con gli amici. Così era ed è il senatore Giancarlo Ruffino.
Roma, 1° dicembre 1998 Alfredo Biondi V. Presidente della Camera dei Deputati
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… PETER SECCHIA
Ho incontrato la prima volta vostro padre Giancarlo in occasione di una riunione trilaterale al Castello di Bracciano. Eravamo nel settembre del 1989. Era un uomo simpatico. Ricordiamo anche la collana donata alla figlia minore in occasione del diciottesimo compleanno. Ce la mostrò con orgoglio. Maria Pia ci accolse, cucinando per noi, nella casa di Savona. Fu un pranzo meraviglioso. Potevo sempre rivolgermi a vostro padre come ad un “amico”. Il suo sorriso costante, il suo “ottimismo” nella vita rendevano sempre una gioia lo stare con lui. Lo invitavamo spesso a Villa Taverna. Come senatore, come uomo, come membro del suo governo, ognuno era sempre felice di lavorare e di incontrare Giancarlo Ruffino. Il suo obbiettivo è sempre stato quello di migliorare le relazioni tra Stati Uniti e Italia. E’ stato un buon amico del mio paese ed un ottimo uomo di governo del vostro. Ne sentiamo la mancanza. Cordialmente
Peter Secchia ex Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia
Gran Rapids (Michigan, Stati Uniti), 8 febbraio 1999
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... GERMANO DE CINQUE
Ringraziam tutti Ruffino che stasera con Mancino c’ha voluto nell’Angoletto per brindare con affetto al suo impegno nel governo quale vice dell’interno.
Ci siam tutti, a cuori aperti con Mazzola ed Aliverti, c’è Colombo Vittorino c’è Golfari, c’è Mancino con Zangara, c’è Beorchia, c’è Cappelli e con Luciano c’è Carmelo il Siciliano rappresenta, con Germano la tua antica commissione che ricorda, che emozione, il tuo impegno, con pazienza e con tanta intelligenza.
Con il nostro personale ti sciogliam un madrigale ti auguriamo tanta carriera chè Savona ne andrà fiera.
E se i sogni saran belli sarai tu il nuovo Boselli.
Roma, 22 novembre 1989
sen. Germano De Cinque ex Sottosegretario Ministero Grazia e Giustizia
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...GIANNI DAGNINO (*)
FRANCESCO CATTANEI E GIANCARLO RUFFINO
Accumunati nel mio ricordo dolente, due valorosi combattenti per la libertà e gli ideali cristiani in politica. Cattanei ... (omissis) . Giancarlo Ruffino morì giovedì sei gennaio 1994 in un tragico incidente d’auto sull’autostrada Savona - Ceva. Avvocato come Cattanei, era stato per più Legislature Senatore e Sottosegretario agli Interni. Io lo ricordo in modo particolare per il ruolo di capogruppo consigliare DC che egli ricoprì alla Regione Liguria, quando io ne fui il Presidente (1970-1975). Era intelligente e pronto, abile, un ottimo oratore. Ricordo con commozione questi due amici personali e di partito più giovani di me, due tra le migliori intelligenze politiche della DC ligure nel dopoguerra.
On. Giannni Dagnino Ex Presidente Regione Liguria
(*) Dal libro “Dolore e serenità” di Gianno Dagnino (Genova, gennaio 1996)
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... MICHELE BOFFA (*)
A Millesimo, nella Val Bormida, in Provincia, in Regione e in ogni altro luogo dove il nostro illustre concittadino è conosciuto, la morte prematura e tragica di Giancarlo Ruffino ha suscitato profonda commozione e ci lascia un’immensa tristezza. Circostanze come questa sono spesso un’occasione unica per esaltare la personalità e le opere di chi non è più tra noi, ma io non parlerò dell’apprezzato professionista e del politico impegnato ai più alti livelli, perché non è questo che l’uomo e il suo spirito ci chiedono oggi di testimoniare. La notorietà e il successo, che tanto gli sono costati quanto lo hanno gratificato, non sono stati per Giancarlo che episodi, rilevanti ma assolutamente secondari rispetto all’amore per la sua famiglia, per il suo paese e per la sua Valle. Figli e nipoti, gioie immense per lui e per Maria Pia, lo avrebbero avuto presto, per sua esplicita ammissione, papà e nonno a tempo pieno. Siamo loro vicini nel dolore di questo crudele destino, nella speranza che dà vigore e nella fede che non abbandona. La costante presenza di Giancarlo Ruffino tra noi in tutti questi anni e in ogni occasione possibile, adoperandosi nella risoluzione dei problemi che assillano molte delle nostre famiglie, è andata ben al di là da quanto ci si può attendere dal candidato più zelante e presenzialista. Si poteva nitidamente avvertire la sua sincera disponibilità d’animo, votata all’ascolto di ognuno, abile nel dialogo, incline alla mediazione, sorretta da un’incredibile resistenza fisica, che solo la morte avrebbe potuto spegnere. Proprio la capacità di ascoltare gli altri, tanto poco comune, ritengo sia stato il segreto di tanta generale riconoscenza. Le Autorità qui convenute, in rappresentanza di tutte le istituzioni di questa nostra cara Italia e di questo lembo d’arco di terra, testimoniano la stima dello Stato. Ma Giancarlo guarda ancora e soprattutto la sua gente, che questo tempio tutta non può contenere, che sta nelle vie, nelle case, nelle campagne, nelle fabbriche, sulle nostre colline. Ricorda forse tante battaglie, sorride e stringe idealmente la mano ai suoi compagni di gioco. La terra di Millesimo, che lo ha imprestato alla vita politica, conserverà i suoi resti mortali, gli uomini il suo ricordo, il cielo la sua anima.
Millesimo, 6 gennaio 1994
(*) Breve orazione del Sindaco di Millesimo, prof. Michele Boffa, durante la cerimonia funebre
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... CHIARA RUFFINO
Era il sei gennaio 1994 e tornavamo da una breve vacanza trascorsa in famiglia a Limone. Papà era stato qualche giorno insieme a noi e si era poi recato a Roma, dove aveva avuto un incontro con Martinazzoli, in vista delle - allora probabili - elezioni politiche. Prima di tornare a Limone era stato a Savona per il funerale di un caro amico , l’ing. Giannantonio Ferro, triste occasione per vedere, un’ultima volta, tante persone a Lui care. Papà era sempre in movimento, amava il lavoro e il riuscire a fare tante, tantissime cose in un giorno era per Lui una “piccola” soddisfazione. Per me era un grande uomo. Non amo pensare a Lui e diventare triste, perché non avrebbe senso. Lui era un uomo forte, coraggioso ed ottimista. Sembra che ci dica: “Io sono con voi e la vita continua”. Lui era così. Amava le persone e voleva vederle felici, non guardava la loro appartenenza politica, ma si preoccupava soltanto di risolvere i problemi di ognuno. Ripeteva spesso: “La mia più grande soddisfazione è fare del bene agli altri”. A volte quando io Lo criticavo e Gli dicevo perché non era diventato un prete o un missionario, Lui, ridendo, ribatteva: “Chiaretta, almeno Vescovo”. Era proprio simpatico! Temevo che tanta gente lo circondasse per opportunismo e per mero tornaconto personale. Lui si irritava e mi insegnava che prima dovevo capire e soltanto dopo avrei potuto giudicare; solo così avrei sentito la sincerità e l’affetto che lo circondavano, forse non di tutti, ma dei più sicuramente sì. Era vero, aveva ragione e i suoi tanti amici ce lo hanno dimostrato fin dalla stessa sera di un anno fa quando decine, centinaia di persone ci circondarono di affetto e cercarono di aiutarci a colmare un vuoto immenso. Stupiti, increduli, a domandarsi: “Ma è vero? Non c’è più”. Sì, è proprio così. Papà amava dire che il tempo è galantuomo; io mi sto accorgendo che il tempo certamente aiuta, non a diminuire il dolore, ma a convivere con esso. Io preferisco aver avuto per soli ventidue anni una persona come Lui al mio fianco, piuttosto che per tanti anni un altro papà; così, spesso, ricordo Sant‘Agostino: “Gesù, non ti rimproveriamo di avercelo tolto, ti ringraziamo di avercelo dato”. Ciao papà. La mamma, Cristina, Fabio, Francesco ed io Ti pensiamo sempre.
Savona, lì 6 gennaio 1995 Chiara Ruffino
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... BENEDETTA BECCARIA
Sento ancora la Sua voce, ricordo le Sue mani che modellavano l’aria come un vaso di creta, le Sue parole che, delicate, mi accarezzavano il viso, le Sue storie che, per me, erano poesia. Mi sforzo per ricordare di più di lui, una fatica inutile. Mi sfiora solo il ricordo della sua voce, mi sono rimaste le sue storie che rispecchiavano il suo passato, che mi parlavano di lui. Ascoltavo e, affascinata, lo guardavo, seduto nella sua poltrona marrone, che riviveva la sua vita, la sua adolescenza. Tutto, in lui, nelle sue storie, profumava di poesia. Ed io ero lì, accanto a lui, estranea alle sue storie come una spettatrice di una partita di calcio, ma mi sentivo trasportare insieme a lui nel suo mondo, sentivo dentro me qualcosa di forte, un legame eterno che mi teneva stretto a lui, un amore che ardeva nel mio cuore e che, penso, non si spegnerà mai. Mi sono pentita di non essermi aperta con lui, di non avere dimostrato la mia stima nei suoi confronti, di non avergli detto che gli volevo bene. Darei la mia vita per una sua carezza, per una sua ultima parola. Darei la mia vita per poter trascorrere una giornata con lui. Gli parlerei di me, delle mie idee, delle nostre storie. O, forse, non riuscirei a dirgli niente. Mi basterebbe guardarlo.
Savona, aprile 1997
La nipotina Benedetta Beccaria
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... PADRE LUIGI FERRETTINO
La prima volta che ho avuto la fortuna di conoscere il senatore Ruffino, fu durante un periodo elettorale. Era venuto a parlarmi e dopo il colloquio mi è rimasta l’impressione di vero gentiluomo. In seguito ho avuto l’occasione di parlare con lui e ho sempre trovato un amico sincero e cordiale. Una domenica l’ho visto al Santuario del Deserto, pellegrino confuso tra la folla anonima, pregare la Madonna, patrona della Valbormida. Ultimamente ho dovuto contattarlo per invitarlo a fare il discorso ufficiale per le celebrazioni del 370° anniversario della venuta di S. Giuseppe Calasanzio a Carcare. Devo dire che mi ha stupito la sua pronta e generosa disponibilità ad accogliere il mio invito. E ho scoperto la sua grande nobiltà d’animo quando mi ha detto :”Padre, io mi sento onorato di poter parlare di S .Giuseppe Calasanzio che fu un grande pioniere della scuola popolare in Italia”. Io penso che la nobile figura e l’esempio di dirittura morale che lascia il senatore Ruffino rimarrà impresso per molti anni nella mente e nel cuore di molti Valbormidesi che ebbero la fortuna di conoscerlo e che furono da lui beneficati. Me lo ricorderò sempre non come il senatore o l’avvocato Ruffino, ma come il mio caro amico Giancarlo.
Carcare, gennaio 1994 Padre Luigi Ferrettino
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... MARIO BAIARDO
Ho avuto modo di conoscere da vicino il senatore Giancarlo Ruffino da quando, nel 1970, con una votazione plebiscitaria, fu eletto consigliere della Regione Liguria dove svolse il ruolo di presidente della commissione Bilancio e Programmazione e del gruppo consigliare democristiano. Il suo stile di lavoro era caratterizzato da un entusiasmo che trascinava gli amici e suscitava considerazione ed apprezzamento negli avversari, con i quali ha sempre mantenuto un rapporto, ancorché dialettico, improntato a correttezza e rispetto. Il suo impegno professionale, a cui ha sempre dedicato grande parte del suo tempo, lo teneva in stretto rapporto con le realtà umane, con i problemi sociali e con i bisogni effettivi della gente. Mi diceva di essere “un avvocato prestato alla politica” e che quest’ultima non poteva alimentarsi di se stessa, ma doveva sempre derivare da una professionalità esercitata e coltivata direttamente dall’uomo politico. Non tralasciava la sua attività forense neppure durante le faticose campagne elettorali che lo vedevano presente in tutti i paesi e borgate prima e più ancora che nei grandi comizi di città. E’ sempre stato vicino alla “sua” Valle Bormida dei cui problemi si è costantemente occupato. Ogni settimana, anche durante i periodi festivi, era presente, al sabato pomeriggio, nello studio di Millesimo dove aveva iniziato la sua attività professionale; la scomparsa di Giancarlo Ruffino è certamente una grave perdita anche per la Valle Bormida che sta attraversando un periodo di difficoltà e di crisi quale mai si era registrato nel passato. Il mandato politico era stato inteso da Ruffino come un servizio da prestarsi nei confronti di tutti e mai come rapporto clientelare fra eletto ed elettori. Generoso ed entusiasta soleva spesso ripetermi :”Ricordati di tenere nella giusta considerazione il denaro. Se ti innamori di esso fatalmente e facilmente puoi scendere a compromessi”. Notevole la sua cordialità con gli amici con i quali ha sempre amato intrattenersi. Aperto e disponibile verso tutti, lascia indubbiamente un vuoto difficilmente colmabile, nel breve periodo, in tutte le comunità del savonese e, negli amici, come me, un rimpianto ed un dolore struggente.
Savona, gennaio 1994 Mario Baiardo
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... GIANCARLO BENZI
Un amico ci ha lasciati all’improvviso quell’amico a cui tutti ci siamo rivolti entrando nello studio senza rimanere all’uscio una parola, un interessamento, un aiuto.
Fatti concreti, senza colore, senza remore, quell’amico ha dato a chi si è rivolto alla sua persona, al senatore in tanti lustri di attenta politica.
Oggi, sei gennaio millenovecentonovantaquattro sull’autostrada, su quella autostrada alla quale ha dedicato anni e anni di lotte politiche per il suo raddoppio.
Io, con la mia famiglia, tutti, fino al pietoso rito del riconoscimento vicini al suo corpo senza vita, piangendo per la moglie e i figli.
Scrivo queste mie parole angosciato, rivedendo una vita trascorsa insieme certo che non ti dimenticheremo mai per tutto quello che hai potuto fare.
Una preghiera a Dio per i familiari che presto possano ritornare a casa, a onorare la memoria con orgoglio di essere moglie e figli di un grande papà.
Millesimo, gennaio 1994 Arch. Giancarlo Benzi
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... NINO CAMOIRANO
Quando scompare improvvisamente un amico veniamo colti da sensazioni contraddittorie: sentiamo che qualcosa in noi è morto con lui e, al contempo, inconsciamente, per una naturale reazione, ci aggrappiamo ancora di più alla vita, a quei momenti, a quei ricordi, a quegli ideali che ci fanno sentire ancora vivi e ci permettono di superare il dolore e la paura. Per me quei momenti, quei ricordi, quegli ideali, sono però carichi di malinconia perché erano quelli che mi legavano a Giancarlo. Momenti, ricordi, ideali che coincidono e rivivono in una amicizia nata in collegio, inseguiti nell’impegno politico, consapevoli ognuno del proprio ruolo, dei propri obiettivi; cementati da una stima e da un affetto di anni che non vivevano solo a causa della sua posizione politica ma che in quell’ottica trovarono uno dei modi di manifestarsi, anche se la base, il cuore, l’anima non corrosibile di quella stima e di quella amicizia era l’uomo, l’amico, il compagno di scuola e, spesso, di strada. E se come iscritto al partito e militante rimpiango l’amministratore e l’uomo politico, come uomo, al suo funerale, ho pianto per l’amico Giancarlo e per il lutto in cui è stata trascinata da un destino crudele la sua famiglia alla quale va il mio pensiero ed il mio affetto. Con Giancarlo ho sempre avuto un rapporto leale, diretto, franco e di questo lo ringrazio. Il mio unico rimpianto è di non aver potuto essergli vicino in quegli ultimi tragici momenti come lo è stato lui a me quando mi hanno trapiantato il cuore, ma forse non è nemmeno importante, perché lui sapeva, per la profonda amicizia che ci legava e per il vuoto che ha lasciato in essa, che tutto il mio affetto e le mie preghiere erano con lui, come merita un vero e sincero amico il cui ricordo sarà sempre con me.
Cengio, gennaio 1994 Nino Camoirano
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... CARLO FRANCHI
Giancarlo era un nostro Amico al quale ci legava una stima profonda ed un affetto autentico. Era un iscritto alla Sezione della D.C. di Millesimo di cui immodestamente ho ricoperto la carica di segretario in questi ultimi anni. E, da millesimese autentico quale era fu prodigo di buoni consigli ogni qualvolta ricorrevamo al Suo prestigio. Le ultime elezioni amministrative, la D.C., insieme al p.s.i. e agli indipendenti, riconquistò il Comune. Fu per noi e per Giancarlo un momento particolarmente felice che ci trovò pieni di entusiasmo e di tanta voglia di fare nonostante la nostra preparazione, nonostante la nostra inesperienza. Fu ancora Lui che ci incoraggiò ad andare avanti quando lo sconforto ci assaliva. Ma non voglio parlare del sen. Giancarlo Ruffino per quello che è stato. Tutti sanno la sua ascesa politica, il suo prestigio, la sua volenterosa abnegazione. Preferisco parlare di lui come uomo e come amico che, come tale, aveva un carisma particolare innegabile. Quello stesso carisma che lo faceva apprezzare a livello nazionale e dalla gente comune che quotidianamente si riferiva alla sua autorevole capacità nel districare problemi, nell’aiutare chi più ne aveva bisogno, nel fare del bene insomma. E credo proprio, aldilà di ogni esaltazione postuma, che Giancarlo di bene ne abbia fatto tanto. Millesimo ha saputo apprezzare queste sue doti sia in vita che in morte. In vita gli ha tributato migliaia di preferenze ogni qualvolta si presentava alle varie tornate elettorali. In morte lo ha accolto come si conviene ad un figlio illustre, vegliando per un’intera giornata, “fermandosi” ai suoi funerali per salutarlo infine con gli occhi gonfi di lacrime e con le mani protese in un ultimo indimenticabile applauso. Così l’amico Giancarlo ha percorso ancora una volta, fra due ali di suoi concittadini in lutto, quelle strade che amava tanto e che lo videro bambino, adolescente, Sindaco, Consigliere Provinciale, Regionale, Senatore, Sottosegretario agli Interni. I suoi amici lo hanno portato a spalle nell’ultimo tristissimo percorso. Un segno di gratitudine e di amicizia per tutto quanto ha fatto per noi. Sento il dovere in questa occasione di ringraziare tutti coloro che hanno partecipato al dolore per la perdita di un uomo così grande e benemerito. E, ai famigliari in lutto, giungano le sentite condoglianze di noi tutti.
Millesimo, gennaio 1994 Carlo Franchi
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...NINO GHISOLFO
Millesimo, suo paese natale, ha salutato l’amico Senatore Giancarlo Ruffino con composta mestizia, con tanta malinconia e incredulità miste allo stupore ed al dolore per una perdita così grave. Tutto si è svolto secondo lo stile che più piaceva a Giancarlo: in modo essenziale, senza tanti fronzoli, senza discorsi di circostanza ma con una straordinaria partecipazione al dolore di una famiglia. Millesimo, che era orgoglioso di un Cittadino così illustre, lo ha salutato per l’ultima volta tra gli applausi di due ali di folla in cui, accanto agli uomini di Governo, accanto alle Autorità, si sono trovati, gomito a gomito, migliaia di semplici cittadini che hanno conosciuto Giancarlo e hanno voluto accompagnarlo lungo quel mesto tragitto. Ricordare la sua figura significa per me parlare di un uomo conosciuto sui banchi di scuola con il quale fin da subito è sorto un legame di amicizia profonda che si è consolidato nel tempo. Da allora (erano tempi del periodo bellico) non ci siamo più persi di vista. Nel 1960 fu Sindaco di Millesimo e nel 1964 fu candidato alle elezioni amministrative per le Provincia di Savona. Naturalmente fu eletto con un largo consenso popolare. Fu la prima importante elezione destinata per Lui a segnare un cammino in continua ascesa. Da allora, infatti, ricoprì la carica di consigliere regionale e poi via via fino alle più alte cariche dello Stato. Senatore per quattro legislature, fu nominato per ben due volte sottosegretario agli interni. Carica che ricoprì con grande zelo e abnegazione. Con lui, su piani certamente diversi, mi trovai a condividere la politica di questi ultimi trent’anni. Anche per me, infatti, il 1964 fu l’anno del debutto politico quando fui eletto Sindaco di Murialdo. La nostra amicizia non venne mai meno, ma anzi si intensificò. Alla Sua porta bussai infinite volte quando i miei impegni di amministratore richiedevano l’attenzione di una persona qualificata ad alti livelli. Fu certamente mio consigliere nel termine più vero della parola. Con lui collaborai nel costituendo Consiglio di Valle e poi nella Comunità Montana. Ricordo la Sua grande attenzione e la Sua dedizione nei confronti della nostra Valle e le battaglie che con l’avv. Cigliuti e con altri amici portò avanti nel nome della Valle Bormida. Dalla costituzione fino ad ora è stato consigliere e capo gruppo del nostro Ente montano e certamente tante realizzazioni portano la Sua firma, certamente il Suo impegno e la Sua gran voglia di lavorare. Ricordo l’attenzione particolare nei confronti dei problemi da affrontare e l’estrema correttezza verso l’opposizione consigliare di cui ha sempre messo in risalto il ruolo nonché le proposte o i suggerimenti che potessero tornare utili al bene della Sua e nostra amata Valle. Il periodico “Alta Val Bormida” che entra nel suo trentacinquesimo anno di vita, lo vide tra i suoi fondatori e questa “creatura” gli fu così cara che ancora oggi continuava ad interessarsi alle Sue vicende. Certamente questo ricordo non ha la pretesa di esaurire quanto Giancarlo ha fatto ed è stato per noi, per la sua gente, per la Valle Bormida. Forse un libro non basterebbe a contenere la Sua attività. Non vi era problema che lo cogliesse impreparato. Non vi era esigenza comunitaria che non trovasse in lui un assertore convinto e tenace del lavoro da portare aventi. L’ACNA fu la Sua spina nel fianco come lo fu l’Autostrada Torino - Savona, come lo fu ogni cosa che mortificasse o inibisse la laboriosità della nostra gente. A pochi giorni dalla Sua morte, una legge che reca provvedimenti per la montagna è stata approvata. E Lui, insieme ad altri parlamentari, fu uno dei primi a sottoscrivere il progetto originario. Questa legge dà compimento ai temi che erano a Lui particolarmente cari. In essa, infatti, si parla di nuovi poteri alle Comunità Montane, di agevolazioni ai coltivatori diretti; di sgravi fiscali ai piccoli commercianti. Questa legge parla della montagna in generale e della sua tutela. In modo scarno ma molto efficace! Non ha potuto gioire per la sua approvazione, ma sappiamo che, nella commissione di cui era componente, accelerò i lavori perché la legge potesse trovare la sua consacrazione definitiva prima dello scioglimento delle Camere. Ora che Giancarlo non c’è più un grande vuoto si è venuto a creare e per di più difficilmente colmabile. Con Lui se ne è andato l’amico di tante battaglie, di tante vittorie, di grandi entusiasmi, di speranze. Non possiamo fare a meno di dirgli grazie. Grazie per quello che ha fatto, per quello che è stato, perché ha saputo parlare fino all’ultimo la lingua della gente semplice, perché ha saputo tagliare ardui traguardi. Grazie perché nonostante il tempo e nonostante le sue mutate condizioni è sempre stato uno di noi che non disdegnava il dialetto e che per tutti aveva rispetto, riconoscenza ed affetto. Ed una affettuosa partecipazione desideriamo estendere ai Suoi famigliari così duramente colpiti negli affetti più intimi. Alla moglie Maria Pia e ai figli Francesco e Chiara gli auguri più sentiti per una pronta guarigione. GRAZIE, GIANCARLO! Millesimo, gennaio 1994Geom. Nino Ghisolfo
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... ETTA MOZZONI MARINI
Folla imponente stamani a Millesimo. Qualcuno dice “seimila persone”. Tutto si è svolto all’insegna di un lutto composto e veramente sentito. Nel piccolo centro della Comunità Montana si sentiva solo lo sciabordio dell’acqua della Bormida. Il cielo appannato ha lasciato filtrare un raggio di sole. Il servizio d’ordine ha lavorato in modo encomiabile per garantire sicurezza, incolumità, indicare parcheggi ancora liberi, segnalare i punti di incontro ai convenuti di ogni parte delle Regioni : Liguria, Piemonte, Lombardia. La gente della nostra Comunità ha seguito attonita, commossa, i discorsi ufficiali nei confronti del Senatore concittadino, che viveva la propria quotidianità Parlamentare in modo semplice, leale e con “costante impegno politico”. Nella Parrocchia della Visitazione, presenti le più alte cariche dello Stato, il coro Santa Cecilia ha salutato l’ingresso della bara intonando con un fil di voce uno dei canti più sentiti e suggestivi per l’ex ufficiale degli alpini “Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico ha chiesto alla montagna, ma ti preghiamo su nel Paradiso lascialo andare per le tue Montagne”. Nella breve omelia, il Parroco ha ricordato che, in quella Chiesa, Giancarlo aveva iniziato il cammino cristiano ricevendone tutti i Sacramenti, e, quindi, anche il matrimonio con Maria Pia Reggiani, dando vita alla bella famiglia: quattro figli, quattro nipotine. Ha fatto inoltre riferimento alla Lettura del giorno, per quanto concerne la Liturgia della Parola, dal libro del Profeta Isaia: “perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” quasi interpretando i reali nostri pensieri di quel momento per una fine umana tanto tragica. Così da questa domenica, seconda del nuovo anno, “un nostro amico chiesto alla montagna” riposa nella tomba di famiglia, accanto all’amato fratello Attilio, alla mamma, al papà, nel cimitero di Millesimo, poco distante da una Nostra Via a pochi passi dalla Bormida che scorre costante, silenziosa, composta e lenta verso Cengio.
Millesimo, gennaio 1994 Etta Mozzoni Marini
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... ANGELO NARI
Davvero non avrei mai pensato di dover ricordare, e nel tumulto dei sentimenti con i quali l’angoscia e la stupefatta contemplazione del mistero della morte avvolgono l’animo, un amico grande e caro con il quale ho condiviso tanta parte della stessa mia vita politica e professionale in un periodo lungo, caratterizzato da eventi, dall’incalzante ritmo del lavoro, e dell’impegno famigliare che è sempre e comunque stato prevalente. Ma la mia non è e non vuole essere una commemorazione. E’ un ricordo di vita, di comuni entusiasmi, di sacrifici consumati in situazioni difficili, ma sempre affrontati con ottimismo e guardando avanti, senza cedimenti, per cogliere gli obiettivi prefissati dalla voglia di vivere, di realizzare e realizzarsi, e di esperienze esaltanti vissute intensamente. Ho cominciato con lui la professione forense e, parallelamente, un lungo impegno politico e pubblico, esercitato con vigore ed al servizio dei cittadini, che ci gratificavano con un grande consenso, con umiltà, con il timore proprio dei principianti, facendo dell’ambizione il mezzo per aggredire gli ostacoli ma non il fine di una dura attività, inseguendo il successo ed ottenendolo con la tenacia e il sacrificio che i nostri genitori (così come la nostra gente) avevano esercitato insegnandoci ad essere uomini. Ho intrattenuto con lui un rapporto di amicizia profonda, di confidenza piena, reso più completo da una sostanziale comunanza di idee, e ne sono stato ricambiato sempre, con generosità piena. Non infrequenti furono i disaccordi, quando alla mia aggressività ed intransigenza, al mio rifiuto di qualsiasi compromesso, si contrapponeva la sua mediazione elegante, un po’ venata di possibilismo, diretta sempre alla composizione dei contrasti, ma il suo senso dell’amicizia, la sua generosità, non sono mai venuti meno. Gli rimproveravamo, e talvolta con ironia, quel tocco di amabile retorica che poneva sempre in tutte le sue manifestazioni, ma sbaglia chi ha voluto vedere in questi suoi atteggiamenti un modo abile e strumentale per eludere i problemi o per acquisire consensi al fine di prendere posizione. No, perché questo era invece il suo modo di essere autentico, era l’espressione del suo carattere. Lo hanno accusato di essere divorato dall’ambizione, dalla voglia di arrivare, di amare la cortigianeria. Ma si dimentica che senza l’ambizione, dalla onestà e dalla capacità professionale, dall’impegno profondo del lavoro, dalla disponibilità verso gli altri, non vi può essere mai risultato. Senza la voglia di vivere (che in lui era immensa) senza la determinazione a cogliere gli obiettivi ed i risultati, senza la capacità di lavorare con sacrificio ed instancabilmente, non vi è realizzazione né per sé né per gli altri. Fu uomo di grande fede e di valori. Ha amato profondamente la famiglia (alla quale ha dato tutto se stesso ed in modo splendido) ha amato e rispettato la professione, il cui esercizio lo esaltava perché era preparato, ha onorato la partecipazione alla vita pubblica, che lo ha visto protagonista e dove ha profuso il meglio di se stesso a favore della soluzione dei problemi della provincia. Amo, così, con grande commozione, ricordare a me, ai famigliari, a tutti gli amici ed a quanti lo hanno conosciuto, un caro amico per la cui perdita mi sento davvero molto triste e che mi mancherà. Ciao Giancarlo, o, come avrebbe detto lui, “carissimo” Giancarlo.
Finale Ligure, gennaio 1994. Avv. Angelo Nari
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...FRANCO PELLERO
E’ stato inaugurato nello scorso aprile il ponte sospeso sulla foce del Letimbro, intitolato al senatore Giancarlo Ruffino. Con questa iniziativa la città di Savona ha voluto onorare la memoria del suo illustre cittadino che, per oltre trent’anni, l’ha ottimamente rappresentata sia nel Governo Provinciale che in quello Regionale e Nazionale. Giancarlo Ruffino fu uomo di carattere, fedele ai principi del cristianesimo liberale di Sturzo e di De Gasperi, testimoniato in Liguria dal prof. Roberto Lucifredi, indimenticabile maestro di tutti noi; pagò questa coerenza con le tribolazioni di una vita politica contrastata all’interno del suo stesso partito. Forte della sua linea, fu sempre coerente alla linea sturziana, che significava lotta intransigente e netta separazione dal totalitarismo comunista e netta avversione allo strisciante statalismo. Ebbe la soddisfazione di godere il trionfo delle idee che aveva propagandato e difeso con la vivacità e con l’ardore che lo caratterizzavano, poi la prematura scomparsa (gennaio 1994). Il giovane avvocato, nella seconda metà degli anni cinquanta, fu consigliere comunale di minoranza del Comune di Millesimo; ne divenne Sindaco, ribaltando il consenso popolare, con le elezioni del 1960. In quattro anni diede il via e portò a compimento una serie imponente di opere pubbliche che cambiarono il volto del paese. Nelle elezioni amministrative del 1964 non fu incluso nella lista dei candidati al Consiglio Comunale e non fu nemmeno proposto per la candidatura al Consiglio Provinciale. Indignato per questo scorretto comportamento, il Segretario Provinciale della D.C., il compianto comm. Giobatta Allegri, presentò quasi clandestinamente la candidatura di Giancarlo per il collegio provinciale di Millesimo. Vinse con oltre il 54% dei voti. Aveva trentaquattro anni. Cominciarono subito le manovre per escluderlo dall’ingresso nella Giunta Provinciale. Non poterono fare a meno, però, di nominarlo Assessore all’Assistenza, relegandolo ad occuparsi, come si diceva allora, dei matti e dell’infanzia abbandonata. Giancarlo, con la Sua intelligente attività, riuscì a far brillare persino il piccolo ed ignoto assessorato. Nel 1970 era ormai diventato un punto di forza della D.C.; fu incluso nella lista dei candidati al Consiglio Regionale della Liguria. Avvenne un fatto clamoroso: non solo fu il primo degli eletti nella circoscrizione di Savona, ma lo fu anche di tutti gli eletti della D.C. in Liguria. Al clamore seguì lo scandalo: a Giancarlo Ruffino fu negato l’ingresso nella Giunta Regionale. Signorilmente, non reagì. Accettò con umiltà l’incarico di capogruppo della D.C.. In breve tempo Gianni Dagnino, Presidente della Giunta Regionale, diventò Suo estimatore, fidando sempre sul Suo prezioso consiglio e sul Suo leale appoggio. Nel 1976, in occasione delle elezioni politiche, si rese vacante il seggio senatoriale di Savona. Giancarlo venne candidato e fu eletto con oltre cinquantottomila voti. La sua attività parlamentare e di governo, culminata con l’incarico di Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, nel sesto e settimo Governo Andreotti, è storia recente e nota. Oggi la città e la provincia di Savona sentono a livello nazionale la mancanza dell’appoggio fermo, coerente e sicuro del sen. Ruffino. I Suoi elettori, ma anche i Suoi avversari, ricordano soprattutto il garbo e l’educazione con cui esponeva le Sue idee o contrastava quelle opposte. Lavoratore instancabile e uomo onesto, custodiva nel Suo cuore un tenero attaccamento alla famiglia, ed era ben voluto dalla gente umile che sapeva e sentiva di essere ricambiata. Chi aveva bisogno non si rivolgeva a Lui invano, il Suo intervento era sempre immediato e diretto, anche con contributo personale, coinvolgendo, talvolta, gli amici. Giancarlo è stato un punto di riferimento fondamentale non soltanto per i Suoi amici e per la Sua parte politica, ma anche per tutta la comunità savonese. Non è cosa di poco conto poterlo dire, in questo grigio crepuscolo di fine secolo.
Quiliano, maggio 1998 Geom. Franco Pellero Ex segretario provinciale DC di Savona
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...GIANFRANCO RICCI
Quando ti trovi a scrivere un pezzo incentrato su una persona che non c’è più, ti trovi sempre in difficoltà. Devi dirne bene o no, ma quale è la discriminante tra i due versanti ? Sarà inteso come piaggeria oppure come irriverenza ? Giancarlo Ruffino certo mi avrebbe detto di sbarazzarmi dell’imbarazzo e di scrivere liberamente ... e così mi sforzo di fare. Era personaggio certo controverso, o meglio era personaggio su cui si davano giudizi controversi. Senza dubbio un notevole rigore ha caratterizzato la sua attività politica da quando, giovanissimo, aveva iniziato a vivere l’esperienza dell’Azione Cattolica, da quando cioè aveva inteso che quell’azione doveva esternarsi anche nell’impegno civile e politico. Proprio questo argomento è stato centrale nell’Omelia di Monsignor Vescovo, durante la messa di suffragio celebrata sabato scorso in Cattedrale. “Era impegno politico maturato con convinzione e preparazione”. Domenica, durante le esequie celebrate in una Millesimo stipata all’inverosimile da una folla unita da palpabile ed intensa commozione, l’anziano Parroco, Don Settimo Ornato, ha ricordato un Giancarlo Ruffino che, pur arrivato ad altissimi livelli nel suo “cursus honorum”, non aveva mai dimenticato il valore dell’amicizia e il legame con la sua terra e il Sindaco Michele Boffa in una breve e densissima orazione funebre, è ritornato sull’argomento sottolineando il tema della disponibilità al dialogo e al confronto e concludendo con la certezza che Giancarlo, poiché “vita mutatur, non tollitur” continuerà a vivere le emozioni della sua gente. Tra le tante annotazioni riportate dalla stampa quotidiana, due credo meritino di essere riferite per conoscere meglio il personaggio Ruffino. La prima è tratta da Antonio Murgia, poliziotto in servizio presso la Questura di Savona e autista personale di Giancarlo Ruffino ai tempi nel suo incarico di Sottosegretario al Ministero degli Interni “... Il ricordo più nitido che ho di Ruffino è quello legato a suo fratello morto e a Millesimo. Ogni volta che arrivavamo alle porte di Millesimo, mi ripeteva: “c’è Attilio che ci sa aspettando”. Dopo qualche tempo quella frase la ripetevamo quasi in sintonia”. La seconda : “Al bar Pastorino, poco distante dal Comune, un anziano sta prendendo un caffè. E nel dialetto di questa vallata, con i suoni così lontani dalla macaja rivierasca diceva ad un amico: “Ti ricordi di quella volta di Ruffino.” Credo che di Giancarlo Ruffino valga proprio questo suo essersi ancorato a quel pugno di valori che contraddistinguono gli uomini delle nostre terre: la famiglia e l’amicizia. Prima di concludere, ancora una osservazione: il mondo politico savonese non potrà non sentire la perdita di Ruffino, cosa del resto messa chiaramente in luce da tutti gli esponenti politici intervistati, anche da quelli lontani dalle sue idee politiche. Il progetto di un grande centro, alternativo a tutte le forme esasperate di massimalismi e qualunquismi, che in Ruffino aveva un attento propugnatore, aspetta di essere ripreso, sviluppato ed attuato. Il modo di dimostrare che non è morto invano su quella sciagurata autostrada è riprendere il suo insegnamento e la sua testimonianza. Sono convinto che se oggi avesse potuto leggere la Lettura del Santo Padre ai vescovi italiani sull’attuale momento socio – politico, certamente ne sarebbe diventato uno dei più strenui difensori e propagatori. Sapeva bene, come ci ha lasciato scritto Jacques Maritain che “il fine della politica è il bene comune di un popolo unito: cioè qualcosa di essenzialmente e concretamente umano, e dunque etico. Questo bene comune è la vita buona del tutto sociale come tale, della moltitudine riunita, in modo che il tesoro e l’eredità crescente dei beni comunicabili contenuti in questa vita buona del tutto, siano fatti rifluire e siano distribuiti in un certo modo ad ogni membro della comunità”. C’è ancora tanto da fare e lui ci sarebbe stato ancora di aiuto.
Savona, 14 gennaio 1994 Prof. Antonio Ricci Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Savona
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...GIAMPIETRO RUBINO
Tante cose sono state dette e scritte del senatore Ruffino. Voglio affidare ad uno spezzone di vita vissuta un ricordo che, fra tanti, mi è parso particolarmente toccante. La Pro Loco di Roccavignale si apprestava a celebrare la nona edizione del Presepe Vivente. Il senatore Ruffino era, allora, Sottosegretario agli Interni. Come sempre, gli inviammo un invito senza troppe speranze, visto che i suoi impegni erano aumentati a dismisura! Invece venne e fu uno di noi. Strinse tantissime mani ma soprattutto si fermò a parlare con gli artigiani, interessandosi al loro lavoro, stupito ed ammirato per la saggezza degli antichi Maestri valbormidesi. Quasi con timore, certo con titubanza, lo invitammo attorno ad un forno a gustare un piatto di polenta fumante. Non si fece ripetere l’invito due volte e, in piedi, gustò quel piatto rustico cucinato dalle nostre cuoche. A distanza di tempo, ripensando a quel gesto, un brivido ci percorre la schiena. In quella notte lontana, l’Uomo di Governo, all’apice della carriera, non aveva disdegnato le nostre povere cose offerte con il cuore. E così oggi, quando i ricordi si affollano insistenti, un tassello di vita piccolo ma significativo, ci è parso davvero importante. Grazie Senatore, per essere stato uno di noi.
Millesimo, gennaio 1994 Giampietro Rubino
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... PIETRO SANTI
Il 6 gennaio 1994 tragicamente scompariva il sen. Giancarlo Ruffino. Rivivo, come fosse adesso, l’angoscia feroce di quella sera di Epifania: quella concitata notizia, lo stupore incredulo, il dolore sincero per la perdita improvvisa di un amico e di una guida che da subito apparve chiaro essere insostituibile per chi scrive e per chi ne condivise ideali e impegno politico. Scrivo pubblicamente questo mio ricordo perché in pubblico era legato il mio essere spesso al suo fianco. Lo stimavo e nutrivo per lui un affettuoso rispetto, cercavo di seguirne gli esempi, tentavo di onorare sempre il suo essermi amico. Il poterlo frequentare, oggi mi è più chiaro ancora, mi accrebbe grandemente e non soltanto sul piano della formazione politica ma anche ed in ispecie sul piano della definizione della mia personalità. La lucidità politica, la coerenza forte a ideali cristiani, cornice naturale di una visione dello stato costituita su fondamenti di giustizia sociale, di riequilibrio di un sistema spesso iniquamente disarmonico, la ferma e retta figura morale, l’attenzione ai problemi di tutti, indistintamente, hanno rappresentato occasione di crescita collettiva e per me in particolare. Non dimentico mille episodi che mi hanno visto testimone: dalle attenzioni costanti agli uomini della sua scorta quando questi attendevano lui, uomo di governo, sul primo mattino, all’agitazione che lo coglieva ogni qual volta, a cerimonie ufficiali, non riusciva a vedere anch’essi ad un tavolo di convivio, alle irrefrenabili commozioni quando partecipava ad una dolorosa prova della vita di qualche cittadino anche a lui sconosciuto. E poi la sua generosità, nascosta e riservata, il suo protendersi verso l’altro bisognoso e sofferente nel silenzio e nell’ombra, l’allungare la mano in gesti di quotidiana carità, offrire la sua professionalità sempre disponibile per chi meno aveva e meno poteva. Questa cristiana lezione di generosità e di amore per il prossimo mi ha tante volte fatto riflettere e altrettante volte mi ha spinto verso un tentativo di miglioramento morale. La politica delle mani - pulite era un’altra inconfutabile caratteristica del sen. Ruffino. La correttezza morale, l’irreprensibile coscienza che, pur tra mille e una difficoltà che gli si creavano, lo manteneva integro in contesti talvolta ambigui, emergeva ogni volta dal suo essere e si avvertiva tangibile nei rapporti con lui. E anche la modestia, una modestia di chi è grande e di chi si staglia senza difficoltà. Quante occasioni lo hanno visto messo da parte : eppure tante iniziative, le più considerevoli, hanno visto la luce a Savona, per l’idea e l’impegno del sen. Ruffino. Eppure, all’atto della raccolta pubblica dei frutti di un lungo lavoro, spesso gli eventi lo escludevano senza peraltro intaccare la sua voglia di impegnarsi costantemente per un progresso e miglioramento generale. Per questo, per quanto ha fatto per la mia città e la sua gente, per la lealtà della sua esperienza politica, per il vissuto generoso della sua storia, scrivo queste brevi righe, dettate dal cuore e accompagnate da un forte rimpianto.
Savona, 23 dicembre 1994 Pietro Santi Consigliere comunale a Savona
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