... MARIO BAIARDO
Ho avuto modo di conoscere da vicino il senatore Giancarlo Ruffino da quando, nel 1970, con una votazione plebiscitaria, fu eletto consigliere della Regione Liguria dove svolse il ruolo di presidente della commissione Bilancio e Programmazione e del gruppo consigliare democristiano. Il suo stile di lavoro era caratterizzato da un entusiasmo che trascinava gli amici e suscitava considerazione ed apprezzamento negli avversari, con i quali ha sempre mantenuto un rapporto, ancorché dialettico, improntato a correttezza e rispetto. Il suo impegno professionale, a cui ha sempre dedicato grande parte del suo tempo, lo teneva in stretto rapporto con le realtà umane, con i problemi sociali e con i bisogni effettivi della gente. Mi diceva di essere “un avvocato prestato alla politica” e che quest’ultima non poteva alimentarsi di se stessa, ma doveva sempre derivare da una professionalità esercitata e coltivata direttamente dall’uomo politico. Non tralasciava la sua attività forense neppure durante le faticose campagne elettorali che lo vedevano presente in tutti i paesi e borgate prima e più ancora che nei grandi comizi di città. E’ sempre stato vicino alla “sua” Valle Bormida dei cui problemi si è costantemente occupato. Ogni settimana, anche durante i periodi festivi, era presente, al sabato pomeriggio, nello studio di Millesimo dove aveva iniziato la sua attività professionale; la scomparsa di Giancarlo Ruffino è certamente una grave perdita anche per la Valle Bormida che sta attraversando un periodo di difficoltà e di crisi quale mai si era registrato nel passato. Il mandato politico era stato inteso da Ruffino come un servizio da prestarsi nei confronti di tutti e mai come rapporto clientelare fra eletto ed elettori. Generoso ed entusiasta soleva spesso ripetermi :”Ricordati di tenere nella giusta considerazione il denaro. Se ti innamori di esso fatalmente e facilmente puoi scendere a compromessi”. Notevole la sua cordialità con gli amici con i quali ha sempre amato intrattenersi. Aperto e disponibile verso tutti, lascia indubbiamente un vuoto difficilmente colmabile, nel breve periodo, in tutte le comunità del savonese e, negli amici, come me, un rimpianto ed un dolore struggente.
Savona, gennaio 1994 Mario Baiardo
|